Non si può più sognare
hanno tagliato la radice dei pensieri
quelli di oggi quelli di ieri
sono veline che sfumano
dietro qualcosa sta declinando
calamita per slavine senza storia
E le voci si placano, forse per la voglia di evadere
ma i vicoli si restringono, sadici
Ci si può almeno smascherare … tanto gli altri
non si smascherano e tutto invecchia
Ad occhi aperti schiaffeggeresti il mondo
perché non ti calcola nell’assurdo cammino
Meglio ignorare …?
E’ tutto alla rovescia
perciò se è bene capire
è ancora meglio non farlo.
Un granellino non fa
la sabbia del tuo domani
perciò cerca di non far annegare
le tue residue risorse
dall’onda della noia
non chiuderle in cantina
tirale fuori, schiaffeggiale, spremile
e grida loro ciò che vuoi
come un eco.
Non sei più tu donzella dalle ali spinte
cade ancora pioggia fra queste braccia senza mare
e quell’isola non è più mia
E’ confusa fra le ombre che passano veloci
facendosi beffa di un’attesa senza valore
non si sente che una voce sottile più sottile
che ritorna a tratti freccia viva
per uno scoglio che non si sorprende
E continua la pioggia dell’anima tra ombre grigio-chiare,
leggere, quasi non toccano un viso che ai sveste
e le avverte si schiude attraverso un foro ristretto
in un cielo d’acqua nuova … cerco di te
Sento passare le rotaie, si spengono pian piano
mentre un fruscio assordante divide nenie passeggere
E’ l’ora di decidere,
rtlch di non vivere più tra atomiche in agguato,
ridare a gessetti d’acqua che .si prestano a noi visionari
un corpo più vibrante per sentirsi desiderati da arcobaleni
di pioggia incessante.
Cielo grigio di un paese grigio
moltitudine sparsa in cerca … di che?
S’accalca nei pressi di strapiombi apparenti
e grida in silenzio per un faro che si azzera
Barbarie scoscese come rivoli d’acqua
sono l’inganno del giorno, dono per noi
Non chiudere le porte ché occorrono ancora altre porte
per ricondurre un prato da te illuso
Ed un boato si ascolta, si lascia ascoltare
così la falla più grande sarà
Il vento la copre prima che frani
l’uomo la coglie in una barca in discesa
aspettando che fugga lontano
tra nugoli viaggianti, ma di cemento.
E lo stadio dorme tra ombre spezzate
sotto il vento della sera che aggancia ancora un nulla
innalzandolo a vessillo di una vittoria sperata
e tradita da un gol che ha fatto tremare le menti
riunite al passaggio di una colomba ignara
Un prato senza voci viaggia ancora
tra scorrerie di gioco e I’atmosfera cresce
d’aria granitica che scherza col cuore della gente
e lo trasporta in un’oasi sana
ricca di dare ad ognuno senza discriminazioni
ma con la voglia di fare senza paura
d’essere giudicati da ombre sbagliate
Così non sentirsi solo non è più chimera
che dura novanta minuti
ma si propagherà con le onde di questo prato
verso le menti accecate che ogni giorno
decidono di noi
E sarà un gol più grande che mai.
Quel pianoforte taglia le vene a questa vita
non sa parlarti ma poi gonfia le vele e viaggia,
se tu lo segui farà più chiaro il tuo viso
Ma guardalo come ondeggia, serpente senza meta!
Là, prende la rincorsa e con i tuoi occhi vola
Forte forte forte
mangia le foglie di questo amore
e trasforma i tuoi desideri
Corre come pareti
lungo chilometri di vita pura
scavalcando la siepe della luna che ci guarda.
Senti questo mare come scompiglia i pensieri
nel labirinto della coscienza?
Ti vorrebbe avere … toccare
per assaporare le palpebre pregne di cielo
plananti tra veli incontaminati
E dipingere con te la storia di un fiore
nato nel tiepido mattino ed esploso
tra le membra di nubi bianche e rosse
che continuano in una scia di fortuna …
Mi ricordo il nostro canto nella luna di quei giorni
dolci sete sul mio cuore: un manto rosa il tuo sguardo
mentre il tuo viso godeva i nostri istanti
Le nostre mani si stendevano nel cielo
come piumini su capelli di nubi
lungo lo seivolare di un tramonto sottile
bruciante poi rimosso dall’aria della sera
che arricciava i nostri sorrisi nella serra del nostro amore
Il fruscio del mare arrampicava il verde della collina
e noi seduti sulla ringhiera dei sogni
sentivamo l’oscuro più chiaro dentro noi
una ciotola di lassù dava la nota si1enziosa
sulla sabbia di due fumaioli palpitanti …
le stelle falciavano la steppa della tristezza
mentre i falegname del borgo azzurro creava un nuovo nido
Una barca … io e te abbracciati da un’orizzonte:
due segni abbandonati all’onda che cancella
nel rovo i nostri sogni nell’ombra del mattino
lasciandoci sbirciare le illusioni illudendoci.
Presta la tua mano alle tue paure che arretrano
lungo lo scivolio marmoreo d’un diaframma incolto
che poi giunge pizzicando lo spigolo del tuo cantuccio
e senza averlo posseduto t’infonde Primavera
mentre carichi dei campanelli di neve
al pareo tremulo del pannello serale
che sporge più evidente il bradisismo rimuginante dei tuoi occhi
Senza parlare sorridi a te stessa, vorresti essere in grembo al sole
ma in tasca conservi un suo lapsus, andando a spasso
e macini un po’ di speranza che non si pieghi alla tristezza
su per gli spalti della magia, cunei inappagati
che ti condividono a palme brade da reinventare
e sembri essere volta da quel muretto bianco
Non ti curare dell’odio di un’altra sera
che pianta in cuore ostacoli inesistenti
e muta le tue idee in ipotesi di spari
Non ti curare ma guardati intorno per lottare il chiuso fulmineo
perché ci sarà la pace, ci deve essere,
ci salverà, piccola d’acchito, ma con anelli rosei, moltiplicati d’amore
lungo un tunnel che si dispone al presente
come serie di bobine sviluppate dallo sguardo
ardenti di vivere per un volo sincero
senza quella fretta che scavalca i silenzi
per capire di non essere chiazze inerti ai ghigni del vento,
bandendo il grezzo di una mano deserta
e volendo dimenticare la paura con il nostro sorriso
ma senza la droga… nera. Ciao.
Parlare senza ascoltarsi
Come fulmine all’orizzonte
che cangia i colori della sera,
lontano motori dimenticati
nel tempo che fugge via
e ti lascia solo a mietere
le tue speranze oltre un vetro
che si dona al buio
Fingere senza ascoltarsi
mentre la mente viaggia
tra vicoli nascosti cercando visi
non fotografati appieno dal cuore
che ne conserva briciole
e alimenta un’attesa indefinita
che sfianca i contorni della tua strada
In balia in balia di cosa ?
Confini dalle mete incerte
come pannelli sottili che si susseguono
E chiamano la vita che vuoi
Avanzano i miei occhi
e il passo attende una spinta
trainati da un miraggio
mi muovono sulla soglia trasparante
e si nutrono diventando invisibi1i
Il coro di una terra rossa inizia le note
mentre sfuggono da lei i bagliori più vivi
il mio cuore sfilacciato non sa più tenersi indietro
e il mio passo lo ascolta carezzando quella visione …
l’orma argillosa sprofonda
succhiata da profumi colorati di proibito
e io resto con le mani in tasca
non so casa offrire
se non ronzio di moscerini
che brulicano sul mio cuore assetato
in un orto secco che cerca i tuoi fiori
per cancellare le foglie col mio dipinto di pace
e vivere il cielo i1 cielo dall’alto in basso
agitati dal pensiero in danza
innaffiati dall’acqua del cuore
Ma quel passo continua invano
… si chiede perché ti allontani
dalla mia terra illusa.
Una ciglia scivola tra i filari di quest’aria
semina qualche tenue luccicore qua e là
sfiorando i tasti del mondo
Perdendo le ultime spore d’orgoglio
si lascia andare perde peso
sulla pelle dell’acqua che pare l’aspetti
E le apre una piccola finestra sonora
Messaggio di quel viso che l’ha vista partire
Quel viso ignaro che sfiora la mia notte.