Poesie

Non si può più sognare

hanno tagliato la radice dei pensieri
quelli di oggi quelli di ieri

sono veline che sfumano

dietro qualcosa sta declinando
calamita per slavine senza storia

E le voci si placano, forse per la voglia di evadere
ma i vicoli si restringono, sadici

Ci si può almeno smascherare … tanto gli altri
non si smascherano e tutto invecchia

Ad occhi aperti schiaffeggeresti il mondo
perché non ti calcola nell’assurdo cammino

Meglio ignorare …?

E’ tutto alla rovescia
perciò se è bene capire
è ancora meglio non farlo.

Un granellino non fa

la sabbia del tuo domani

perciò cerca di non far annegare

le tue residue risorse

dall’onda della noia

non chiuderle in cantina

tirale fuori, schiaffeggiale, spremile

e grida loro ciò che vuoi

come un eco.

Non sei più tu donzella dalle ali spinte

cade ancora pioggia fra queste braccia senza mare
e quell’isola non è più mia

E’ confusa fra le ombre che passano veloci
facendosi beffa di un’attesa senza valore

non si sente che una voce sottile più sottile
che ritorna a tratti freccia viva

per uno scoglio che non si sorprende

E continua la pioggia dell’anima tra ombre grigio-chiare,
leggere, quasi non toccano un viso che ai sveste

e le avverte    si schiude attraverso un foro ristretto
in un cielo d’acqua nuova … cerco di te

Sento passare le rotaie,  si spengono pian piano

mentre un fruscio assordante divide nenie passeggere

E’  l’ora di decidere,

rtlch  di non vivere più tra atomiche in agguato,
ridare a gessetti d’acqua che .si prestano a noi visionari

un corpo più vibrante per sentirsi desiderati da arcobaleni

di pioggia incessante.

Cielo grigio di un paese grigio

moltitudine sparsa in cerca … di che?

S’accalca nei pressi di strapiombi apparenti

e grida in silenzio per un faro che si azzera

Barbarie scoscese come rivoli d’acqua

sono l’inganno del giorno, dono per noi

Non chiudere le porte ché occorrono ancora altre porte

per ricondurre un prato da te illuso

Ed un boato si ascolta, si lascia ascoltare

così la falla più grande sarà

Il vento la copre prima che frani

l’uomo la coglie in una barca in discesa

aspettando che fugga lontano

tra nugoli viaggianti, ma di cemento.

E lo stadio dorme tra ombre spezzate

sotto il vento della sera che aggancia ancora un nulla

innalzandolo a vessillo di una vittoria sperata

e tradita da un gol che ha fatto tremare le menti

riunite al passaggio di una colomba ignara

Un prato senza voci viaggia ancora

tra scorrerie di gioco e I’atmosfera cresce

d’aria granitica che scherza col cuore della gente

e lo trasporta in un’oasi sana

ricca di dare ad ognuno senza discriminazioni

ma con la voglia di fare senza paura

d’essere giudicati da ombre sbagliate

Così non sentirsi solo non è più chimera

che dura novanta minuti

ma si propagherà con le onde di questo prato

verso le menti accecate che ogni giorno

decidono di noi

E sarà un gol più grande che mai.

Quel pianoforte taglia le vene a questa vita

non sa parlarti ma poi gonfia le vele e viaggia,

se tu lo segui farà più chiaro il tuo viso

Ma guardalo come ondeggia, serpente senza meta!

Là, prende la rincorsa e con i tuoi occhi vola

Forte forte forte

mangia le foglie di questo amore

e trasforma i tuoi desideri

Corre come pareti

lungo chilometri di vita pura

scavalcando la siepe della luna che ci guarda.

Senti questo mare come scompiglia i pensieri

nel labirinto della coscienza?

Ti vorrebbe avere … toccare

per assaporare le palpebre pregne di cielo

plananti tra veli incontaminati

E dipingere con te la storia di un fiore

nato nel tiepido mattino ed esploso

tra le membra di nubi bianche e rosse

che continuano in una scia di fortuna …

Mi ricordo il nostro canto nella luna di quei giorni

dolci sete sul mio cuore: un manto rosa il tuo sguardo

mentre il tuo viso godeva i nostri istanti

Le nostre mani si stendevano nel cielo

come piumini su capelli di nubi

lungo lo seivolare di un tramonto sottile

bruciante poi rimosso dall’aria della sera

che arricciava i nostri sorrisi nella serra del nostro amore

Il fruscio del mare arrampicava il verde della collina

e noi seduti sulla ringhiera dei sogni

sentivamo l’oscuro più chiaro dentro noi

una ciotola di lassù dava la nota si1enziosa

sulla sabbia di due fumaioli palpitanti …

le stelle falciavano la steppa della tristezza

mentre i falegname del borgo azzurro creava un nuovo nido

Una barca … io e te  abbracciati da un’orizzonte:

due segni abbandonati all’onda che cancella

nel rovo i nostri sogni nell’ombra del mattino

lasciandoci sbirciare le illusioni illudendoci.

Presta la tua mano alle tue paure che arretrano

lungo lo scivolio marmoreo d’un diaframma incolto

che poi giunge pizzicando lo spigolo del tuo cantuccio

e senza averlo posseduto t’infonde Primavera

mentre carichi dei campanelli di neve

al pareo tremulo del pannello serale

che sporge più evidente il bradisismo rimuginante dei tuoi occhi

Senza parlare sorridi a te stessa,  vorresti essere in grembo al sole

ma in tasca conservi un suo lapsus,  andando a spasso

e macini un po’ di speranza che non si pieghi alla tristezza

su per gli spalti della magia, cunei inappagati

che ti condividono a palme brade da reinventare

e sembri essere volta da quel muretto bianco

Non ti curare dell’odio di un’altra sera

che pianta in cuore ostacoli inesistenti

e muta le tue idee in ipotesi di spari

Non ti curare ma guardati intorno per lottare il chiuso fulmineo

perché ci sarà la pace, ci deve essere,

ci salverà, piccola d’acchito,  ma con anelli rosei,  moltiplicati d’amore

lungo un tunnel che si dispone al presente

come serie di bobine sviluppate dallo sguardo

ardenti di vivere per un volo sincero

senza quella fretta che scavalca i silenzi

per capire di non essere chiazze inerti ai ghigni del vento,  

bandendo il grezzo di una mano deserta

e volendo dimenticare la paura con il nostro sorriso

ma senza la droga… nera. Ciao.

Parlare senza ascoltarsi

Come fulmine all’orizzonte

che  cangia i colori della sera,

lontano motori dimenticati

nel tempo che fugge via

e ti lascia solo a mietere

le tue speranze oltre un vetro

che si dona al buio

Fingere senza ascoltarsi

mentre la mente viaggia

tra vicoli nascosti cercando visi

non fotografati appieno dal cuore

che ne conserva briciole

e alimenta un’attesa indefinita

che sfianca i contorni della tua strada

In balia   in balia di cosa ?

Confini dalle mete incerte

come pannelli sottili che si susseguono

E chiamano la vita che vuoi

Avanzano i miei occhi

e il passo attende una spinta

trainati da un miraggio

mi muovono sulla soglia trasparante

e si nutrono diventando invisibi1i

Il coro di una terra rossa inizia le note

mentre sfuggono da lei i bagliori più vivi

il mio cuore sfilacciato non sa più tenersi indietro

e il mio passo lo ascolta carezzando quella visione …

l’orma argillosa sprofonda

succhiata da profumi colorati di proibito

e io resto con le mani in tasca

non so casa offrire

se non ronzio di moscerini

che brulicano sul mio cuore assetato

in un orto secco che cerca i tuoi fiori

per cancellare le foglie col mio dipinto di pace

e vivere il cielo i1 cielo dall’alto in basso

agitati dal pensiero in danza

innaffiati dall’acqua del cuore

Ma quel passo continua invano

… si chiede perché ti allontani

dalla mia terra illusa.

Una ciglia scivola  tra i filari di quest’aria           

semina qualche tenue luccicore qua e là

sfiorando i tasti del mondo

Perdendo le ultime spore d’orgoglio

si lascia andare perde peso

sulla pelle dell’acqua che pare l’aspetti

E le apre una piccola finestra sonora

Messaggio di quel viso che l’ha vista partire

Quel viso ignaro che sfiora la mia notte.

2017 Trofeo Monterosi d’argento Monterosi VT